Da dove posso iniziare a descrivere l’esperienza vissuta in questo paese?
Ho vissuto momenti belli e momenti brutti, ho visto, girato, fatto fotografia, riso… mi sono meravigliato, sorpreso e ho avuto anche una gran paura…
Ma andiamo con ordine, tutto comincia il 19 Agosto quando prendiamo il nostro aereo per Mombasa e dopo sette ore scarse di volo eccoci atterrare sulla pista Kenyota; la prima sensazione che ho avuto e’ stata ovviamente quella climatica, caldo si, ma non quel caldo soffocante che avevo lasciato a Roma, bensi un caldo si umido (penso dovuto alla stagione delle piogge appena conclusa) ma ventilato e respirabilissimo.
Disbrigate le prime formalita’ di dogana ci mettiamo ad attendere i nostri bagagli al nastro… e li’ gia’ iniziamo male, la mia valigia e’ stata persa e quindi mi tocca, alquanto innervosito, fare tutta la trafila per la denuncia di smarrimento, il funzionario dell’aereoporto molto gentile ha cercato di mettermi a mio agio, ma ovviamente il mio esordio in Kenya non e’ stato dei migliori.
Superata questa prima empasse con solo lo zaino con l’attrezzatura fotografica salgo sul pullmino che ci portera’ da Mombasa al Flamingo Villas di Malindi, il tragitto lungo piu’ di due ore e’ un apoteosi di colori, visi e attivita’, in effetti siamo capitati proprio in mezzo alla settimana e la vita scorre normalmente in quel territorio, il vedere tanti colori e tante gente lentamente mi fa sbollire un po’ il nervosismo aiutato anche da B. via sms che mi rassicura e si offre di muovere i suoi contatti per trovare la mia valigia.
Dopo queste due ore trascorse a guardarci intorno nonostante il sonno la faccia da padrone arriviamo al Flamingo Villas, veniamo accolti da Stella e dal suo staff che ci assegnano le nostre camere, io segnalo lo smarrimento della mia valigia, ma la prima reazione di Stella e’ stata un “E che sfortuna! Pero’ qui succede!” e basta… pensavo si attivasse subito… pia illusione…
Prendiamo possesso delle nostre stanze e ci buttiamo un po’ sul letto per cercare di rimediare alla notte quasi in bianco in aereo.
Nel pomeriggio S. e B. che saranno i nostri “Angeli custodi” per il resto della vacanza, due nostri amici che hanno casa a Malindi, ci vengono a prendere per farci fare un primo giro e accompagnarmi ad acquistare almeno uno o due cambi visto che il giorno dopo saremmo partiti per il Safari.
Ecco un consiglio che vi do’ e’ di visitare il Kenya come l’ho fatto io, con due persone che hanno casa da una decina d’anni e quindi ti portano nei mercatini, in mezzo alla popolazione, parlano, girano, contrattano e sanno come muoversi… io mi mangio le mani pensando che quel pomeriggio immerso nell’universo Kenyota fin sopra i capelli (siamo andati all’interno di un mercato per cercare qualcosa per vestirmi dove i turisti non metterebbero mai piede) che non mi sono goduto fino in fondo, comunque vabbe’ e’ andata cosi’…
Trascorriamo questo pomeriggio immersi nell’atmosfera del Kenya e torniamo in albergo… speravo che qualcuno si fosse mosso in albergo per sapere qualcosa della mia valigia, ma nulla di nulla, come arriviamo la’ e ribadisco il fatto di averla smarrita e’ come se si cascasse dalle nuvole, la direttrice dell’albergo (che e’ comunque di proprieta’ del TO con cui sono partito) telefona al contatto locale del Tour Operator di nome Zena dicendogli di informarsi, nella mia mente penso “Vabbe’ quando torno trovero’ la valigia in albergo…” sono sempre il solito illuso…
Il Safari
La mattina dopo partiamo per il Safari a bordo di una Land Cruiser, jeep di 3 tonnellate di peso e stazza notevole e dopo aver preso B. e S. a casa loro ci dirigiamo verso il parco di Tsavo East, non sto’ qui ad elencare tutti gli animali visti, ma dico solo che nei tre giorni e i piu’ di 1000 Km successivi tra il parco di Tsavo East e quello di Amboseli, l’unica cosa che non abbiamo visto sono stati i leopardi e i rinoceronti… tutto questo diciamolo non proprio grazie alla nostra guida… diciamo che era piu’ uno “scalda posto” che una guida, stava li’ e ogni tanto se vedeva qualcosa indicava e diceva “La’ bufalo” oppure “Elefante” oppure ancora “Leone” e diciamo che per uno che ti doveva spiegare gli animali, la loro tipologia, le abitudini, insomma per uno che doveva essere la tua GUIDA DEL PARCO non e’ certo il massimo, anzi… Quindi avevamo preso l’abitudine di stare sempre noi fuori dal tetto della jeep con sguardo puntato per cercarci da soli gli animali…
Non vado a raccontare ulteriormente le “disavventure” di questo Safari, tra l’ora persa per cercare di tirare fuori un camion impantanato di alcuni italiani che si erano presi una scolaresca di bambini kenyoti per fargli fare il giro del parco, cosa ovviamente non riuscita perche’ era impossibile, con tutto che eravamo un land cruiser, tirare fuori da soli quel camion, e l’altra ora persa per il portafoglio del driver andato perduto sulla Mudanda Rock, in alcuni momenti la tensione era palpabile…
Diciamo che comunque alla fine dei conti il Safari per numero e tipologia di animali visti e’ stato soddisfacente, come guida no, ma vabbè pazienza…
Il ritorno in albergo e l’incidente
la mattina del 23 partiti da Amboseli ci fermiamo per pranzo al parco Tsavo, controllando gli sms sulla mia sim telefonica italiana ne trovo uno delresponsabile bagagli di Mombasa che mi comunica che il mio trolley era all’aereoporto, io che pensavo di non dovermi piu’ preoccupare di questa cosa e che se ne occupasse il TO in loco richiamo la loro responsabile che mi comincia a far storie sul fatto che dovevo passarci io… insomma mi crea un sacco di problemi, io che gia’ mi stavo smontando all’idea di dover tornare a Mombasa il giorno dopo e farmi quindi 4 ore di pullmino vengo risollevato da B. che mi fa notare che noi adesso per tornare in albergo passiamo da Mombasa e se il nostro driver non ha nulla in contrario possiamo deviare per l’aereoporto e recuperare la mia valigia, detto fatto, il driver gentilmente acconsente e io recupero il mio trolley di persona e grazie tante al “sostegno” della Cimo Service in loco…
E qui arriviamo al punto veramente dolente del mio soggiorno, dopo aver lasciato S. e B. a casa stavamo transitando sulla Casuarina road, a 10 minuti dall’arrivo un kenyota si presume ubriaco sbanda per l’alta velocita’ e ci viene addosso frontalmente, il nostro driver non ha avuto neanche il tempo di schivarlo, l’impatto frontale e’ stato molto violento, la nostra jeep essendo piu’ grossa e piu’ alta e’ salita sopra a questa vettura, ha “spiccato il volo” su due ruote riatterrando cappottata di lato, mentre l’altra macchina era ridotta ad un ammasso di lamiere e il conducente morto sul colpo.
Io non so’ a che santo devo votarmi o semplicemente ho mio padre lassu’ che mi guarda, ma ne sono uscito illeso tranne una brutta contusione ad un piede che e’ tutt’ora gonfio… i primi rilievi della polizia e l’ambulanza che ci ha accompagnato in ospedale ci ha detto, visto l’incidente e fatti i primi rilievi che se non stavamo su quel Land Cruiser, non stavamo qui a raccontarlo, visto che a quanto si e’ capito l’altra macchina procedeva a 120/130 chilometri all’ora al momento dell’impatto e noi a 60/70…
Ma fortunatamente e’ andata bene… in ospedale abbiamo ricevuto le visite della Polizia locale che ha preso le nostre generalita’, di alcuni addetti dell’ufficio immigrazione e abbiamo fatto la conoscenza del Console di Malindi, che dopo averci chiesto come stavamo e saputo su per giu’ cos’era successo ci han lasciato tranquilli… i miei ringraziamenti per quella notte vanno sicuramente ad Antonella, la direttrice italiana del St Peter di Malindi, che ci ha seguiti con umanita’ e simpatia e che e’ riuscita a stemperare un po’ il nostro shock
Alla fine della serata io sono stato riportato in albergo dallo staff di Stella che con Zena nel frattempo erano arrivate in ospedale, mentre il mio amico G. e’ stato trattenuto una notte in osservazione.
Gli ultimi tre giorni – Papa Remo – Karibuni – Twiga
La mattina dopo speravo di poter chiudere con l’incidente ma mi sbagliavo… la burocrazia italiana e un po’ quella Kenyota mi hanno fatto temere di dover buttare un giorno in una centrale di Polizia e al Consolato, ma fortunatamente abbiamo ignorato tutto e nessuno e’ venuto a cercarci, ho dovuto solo fare una telefonata all’assicurazione in Italia per comunicare l’avvenuto e basta, il resto volevo godermi gli ultimi tre giorni e cercare di cancellare quella brutta esperienza.
A questo ci hanno pensato S. e B., che oltre ad averci praticamente salvato la vita avendo loro deciso di cambiare il pullmino, con cui dovevamo andare in safari, con una Land Cruiser, hanno praticamente organizzato tutti i successivi tre giorni per farci almeno godere e vedere dei tre tipi di mare differente che ci sono in Kenya, il Papa Remo di Watamu, un mini stabilimento su prenotazione con massimo 35 lettini e personale che ti porta il cocktail in spiaggia mentre aspetti che ti cucinino il pranzo che hai chiesto, il Karibuni, una specie di villaggio con spiaggia privata in cui eravamo solo noi e dove abbiamo ricevuto anche la visita delle mucche mentre eravamo sdraiati a prendere il sole, il Twiga il Resort per eccellenza con una spiaggia e un mare in cui quando c’e’ la bassa marea puoi trovare stelle marine e coralli… il tutto intramezzato dal Casino’ di Malindi in cui cambi 30 euro e dalle fiches che ti danno sembra che ne hai cambiati 300 (potenza, o debolezza che dir si voglia, dello Scellino Kenyota) dal Vintage e dallo Stardust, locali bellissimi di proprieta’ di italiani…
Insomma tirando le somme le cose positive sono state il Safari seppur con luci ed ombre e gli ultimi tre giorni… le negative purtroppo il supporto del Tour Operator Cimo Service in Kenya che sembrava che anziche’ prodigarsi per risolvermi i problemi mi dicessero “Questo non te lo posso risolvere fai tu…” oppure “Questo e’ troppo complicato non lo posso fare…(o non mi va di farlo se uno pensasse male)” mentre sapevo benissimo che se si fossero impegnati i problemi me li avrebbero potuti risolvere eccome… non ultimo una storia infinita per avere il verbale dell’incidente… sarei dovuto secondo loro, andare io di persona a prenderlo, alla fine mi sono arreso e ho preferito non prenderlo piuttosto che andare ad invischiarmi nella burocrazia kenyota… ma tanto si sa’ li’ e’ tutto Pole Pole che significa Con calma, ma quando questo Con calma ti crea problemi,un po’ ti fa innervosire… Nei giorni successivi ho poi capito che della mia valigia perduta se non fossi andato io a recuperarla non si era in realta’ interessato nessuno visto che all’aereoporto non avevano avuto contatti con nessun’altro se non con me e ne all’albergo ne il contatto della Cimo in Kenya mi ha chiesto se avevo recuperato la mia valigia dispersa
Quindi il Kenya bellissimo posto con flora e fauna ma purtroppo la stragrande maggioranza della popolazione coemse dice a Roma non je regge de fa’ niente… Poi uno si domanda perche’ Il Rosada, Il White Elephant, Il Vintage e Lo Stardust i locali piu’ belli sono di proprieta’ e creazione di italiani, si e’ vero la’ non hanno i soldi come possono essere i “capitali esteri”… ma alla fine sono quelli che fanno girare l’economia di Malindi!
Le mie conclusioni? come ho detto prima il Kenya bellissimo e io ho avuto la fortuna di “viverlo” con due persone che me l’hanno fatto vedere veramente e di questo non smettero’ mai di ringraziarli, la Cimo Service? stendiamo un velo… Assistenza sul luogo praticamente inesistente, sembrava che anziche’ snellirci le pratiche, come ho detto, prima ci creassero problemi, la sera dell’incidente se non fosse stato per Antonella la direttrice del St. Peter, persona pratica e alla mano che ci ha messo a nostro agio, tra Stella e Zena non si capiva se dovessero assistere noi o i locali, e poi vabbe’ non ultimo il fatto che l’assicurazione medica del TO coprira’ solo le spese sostenute in loco… e certo perche’ io mi vado a fare la risonanza magnetica al piede che dovro’ fare questi giorni, giu’ in Kenya dove non si sa manco se ce l’hannoi! Vabbe’ senza parole…
Tornero’ in Kenya e se vorranno con S. e B…. perche’ forse con gli ultimi tre giorni che mi hanno fatto trascorrere, grazie a loro un po’ di voglia mi e’ rimasta…