Coronavirus convivere o sopravvivere

Oramai è quasi un anno che conviviamo con questa pandemia, il Coronavirus, o Covid-19 come lo vogliamo definire, si è insinuato nelle nostre vite fino a prenderne il controllo

Fino a qualche settimana sembrava che potessimo “reggere l’urto” che con il virus si potesse convivere, che dopo il lockdown vissuto prima dell’estate il tutto lentamente potesse tornare ad una sottospecie di normalità
Poi sono state riaperte le scuole, qualche ufficio ha diminuito lo Smartworking, ed i mezzi pubblici si sono riempiti
Risultato, stiamo di nuovo chiudendo tutto…

Sapete cos’è la cosa più frustrante al momento? L’indecisione, il dubbio, l’incertezza

Per quanto mi riguarda ho il morale sotto le scarpe e non ho prospettive di miglioramento…
Il lavoro fermo, qualsiasi progetto fermo, la quasi paura di vedere parenti ed amici per l’ansia di essere contagiati…

Cerco, per quel che posso di guardare il meno possibile tg e televisione, oramai non c’è trasmissione in cui non ci sia un virologo o presunto tale che sparando magari numeri tratteggia a tinte fosche il nostro futuro per il prossimo anno o addirittura due, a cosa ci porterà tutto questo terrorismo mediatico? Si la gente si tapperà in casa… per paura, ansia, diffidenza e depressione… malattie che saranno difficili da far passare anche dopo che il virus sarà stato debellato

L’altro giorno in una delle trasmissioni che ho trovato sulla via del mio zapping ho incontrato Piero Sansonetti, giornalista e scrittore, ospite in collegamento…
Mi sono soffermato su ciò che stava dicendo
Secondo lui siamo vittime di una “cortocircuito mediatico”, all’inizio i massmedia, nel momento del primo approccio con il virus, sono stati utilizzati per far stare la gente a casa, quindi descrizione del virus, di qualcosa che non conoscevamo (e che in parte ancora non conosciamo) e contro il quale l’unica difesa era il chiudersi in casa, passato però quel primo momento non si è riusciti a far passare il messaggio che con il virus bisogna conviverci, si è continuato a battere su cifre, morti ed ospedali, cosa che ovviamente ha continuato a terrorizzare la gente.
Bene, il suo discorso per sommi capi era questo, ed io sono estremamente d’accordo

Questo problema del messaggio che viene passato, di come questo virus viene visto come qualcosa di incontrollabile e mortalmente pericoloso, sta avendo due effetti, esattamente agli antipodi l’uno dall’altro
– Il primo, instillare paura, ansia, e depressione nella gente che si chiude in casa e distrugge, o neanche prova a costruire più, uno straccio di rapporto interpersonale
– Il secondo in chi rifiuta e nega che questo virus sia veramente così pericoloso e mortale e che preferirebbe “rischiare” di più piuttosto che morire di depressione da solo a casa o, nei casi più gravi, di fame perchè magari ha un negozio, un’attività o un lavoro che in questo periodo è fermo o senza possibilità fino a data da destinarsi.

Io dove mi piazzo in tutto ciò?
Più o meno a metà tendente leggermente al primo gruppo
Sono uno che ha sempre vissuto per “obiettivi”, un lavoro da completare, un viaggio da fare, una ricorrenza da festeggiare, una scadenza da onorare, non ho più nulla di tutto questo, il virus ha cancellato qualsiasi cosa.
Mi reputo fortunato perchè fisicamente sia io che i miei più stretti familiari ed amici, non siamo stati toccati dal virus, o comunque chi lo è stato l’ha passata in forma lieve, e sono quello che ha avuto un 2019 lavorativamente parlando bello e soddisfaciente, ed il fatto di quasi non lavorare lo sta accusando di meno… ma psicologicamente tutto questo è devastante.

Non so cosa sarà del nostro Natale, è sempre stato un periodo più o meno sereno per tutti e quest’anno non sappiamo neanche se potremmo vedere anche solo zii e cugini…

Oggi pensieri sparsi… magari domani sarò un pò più ottimista…
A voi come va? 😀

Lascia un commento